Nei giorni venerdì 1, sabato 2 e domenica 3 giugno 2007 avrà luogo a Roma, in villa Lazzaroni (via Appia Nuova 518) la manifestazione “Made in Molise”, festival della cultura molisana a Roma.
L’iniziativa è promossa dall’associazione “Forche Caudine”, storico circolo
dei molisani a Roma e punto di riferimento per i 43 mila romani d’origine
molisana (www.forchecaudine.it), in collaborazione con Pankrea, società di
Larino (Cb) specializzata nell’organizzazione di eventi.
Numerosi gli organismi coinvolti, con richiesta di patrocinio in atto:
Presidenza del Consiglio dei Ministri; Regione Lazio; Regione Molise;
Provincia di Roma; Provincia di Campobasso; Provincia di Isernia; Comune di
Roma; IX Municipio del Comune di Roma, Camere di commercio, ecc.
Con la presente chiediamo una Vostra adesione formale all’evento (elencheremo
le associazioni “gemellate” con l’iniziativa) ma anche un contributo in fatto
di idee e di sollecitazioni per farlo diventare un grande festival di
promozione e di valorizzazione del nostro Molise.
BREVE PRESENTAZIONE DELL’EVENTO. “Made in Molise” intende dare vita ad
un’originale e articolata “cittadella” in grado di assicurare visibilità a
patrimoni culturali e produttivi appartenenti a quei territori della
cosiddetta “Italia minore” e, attraverso gemellaggi, anche a realtà che
emergono grazie alla costante azione del terzo settore. Saranno pertanto
raccolti un centinaio di espositori molisani e laziali (e non solo), sia sul
fronte istituzionale e culturale sia su quello economico-commerciale, creando
un’occasione per promuovere anche attività culturali collaterali attraverso
incontri, mostre, rassegne musicali e artistiche, ecc. Il tutto animato da
gemellaggi, confronti e interscambi di esperienze e di progettualità.
“Made in Molise” mira quindi a costruire un appuntamento pressoché unico nel
suo genere. Sia perché non esistono analoghe esperienze di valorizzazione
delle radici o del “sommerso” e, nello specifico, di promozione del
territorio molisano nella Capitale.
FINALITA’ E OBIETTIVI
1) Realizzare a Roma il più importante festival che racconti la cultura
molisana sotto un’ottica nuova di avvicinamento e di contaminazione con
culture diverse. Se Roma è per antonomasia “città aperta”, crocevia di
saperi, sedimentazione di istanze culturali, è allora congenita e funzionale
la presenza di “marginalità” che, incontrando il “centro”, lo sappiano
“ridefinire” dando vita a nuovi percorsi culturali, politici ed economici,
talvolta persino negati dal modello esplicito che la società dei tanti
“centri” ufficialmente afferma. Pertanto il primario intento è la
celebrazione del Molise quale luogo “sconosciuto”, persino “marginale”,
fortemente “differente” dall’identità “metropolitana” della Capitale e come
tale patrimonio di “diversità” e di “tipicità” in grado di accendere
molteplici interessi. In tal senso, il Molise che vogliamo offrire alla
platea capitolina – in cui sono presenti le tante migrazioni nazionali
(molisani compresi) e internazionali – è quello capace di rispondere
adeguatamente a questa esigenza di “incontro con la diversità”, di attrazione
per patrimoni – anche umani – inesplorati, sottratti all’appiattimento,
all’omologazione. Vogliamo offrire spicchi di questo inusitato territorio
meridionale dalle potenzialità (e dalle conoscenze) inespresse, dai bacini
culturali inviolati, in grado di offrire quella “geografia affettiva”, per
dirla con Antida Gazzola, che – rifuggendo da tentazioni veterolocaliste –
rappresenti l’essenza più vera nella costruzione dell’identità,
dell’inconscio, delle interazioni, della socializzazione. La mediazione tra
culture differenti, la negoziazioni tra sistemi che sostengono interessi
persino opposti è il passaggio obbligato per allargare gli orizzonti della
conoscenza, per incoraggiare il dialogo tra le differenze sostituendo il
confronto e l’interesse ai pregiudizi.
2) Rafforzare e sviluppare il sodalizio tra Roma, Lazio e Molise nelle sue
articolate espressioni, grazie anche all’operato dei numerosi Romani di
origine molisana.
La comunità molisana di Roma – forte di 43.500 presenze (dato
“ufficializzato” in un qualificato studio sulla presenza molisana a Roma,
firmato da Augusto Ruberto, dirigente Isfol) – presenta interessanti elementi
di natura sociale e professionale (il monopolio di alcuni “mestieri”–
profumieri, tassisti, sarti, garagisti – attraverso articolati e impervi
percorsi di crescita lavorativa incentrata anche sulla solidarietà familiare
e di comune appartenenza geografica), antropologica (la salvaguardia di
valori tradizionali appartenenti al territorio di origine), sociologica (ad
esempio nella costruzione sociale dello spazio attraverso l’ubicazione di
intere collettività “comunali” di partenza in specifiche aree periferiche
della Capitale). In tale “microcosmo” l’evento intende interrogarsi sulle
radici e sulle modalità dei fenomeni migratori, con particolare attenzione al
senso d’appartenenza e alle dinamiche d’inserimento sociale, e sulle
peculiarità degli attuali passaggi generazionali.
3) Coinvolgere le diverse forze politiche, economiche, sociali e culturali di
Lazio e Molise in una kermesse che sappia condividere temi comuni, ad iniziare
da storie umane e da tracciati lavorativi.
“Made in Molise”, con consapevolezza, vuole offrire soprattutto “tipicità”,
dando segnali di discontinuità rispetto ai processi “globali” in atto. Vuole
farlo:
– valorizzando la cultura – anche produttiva – più autentica, quella tesa a
migliorare il bene comune attraverso iniziative che tengano conto della
sostenibilità ambientale, della solidarietà e del rispetto della dignità
umana (l’evento avrà particolare attenzione per il terzo settore e per il
comparto della ricerca scientifica);
– ridefinendo ruoli capaci di contemplare gli aspetti “conservativi” accanto
a quelli “innovativi”, attivando percorsi educativi e formativi, costruendo
idee e strategie creative guidate dall’armonia tra la salvaguardia e la
voglia di cambiamento;
– alimentando un “ego sociale” che restituisca cittadinanza alla società
civile;
– collaudando nuove forme di coesione multietnica e interclassista e di
condivisione solidale delle problematiche dell’intera comunità in cui anche i
molisani – in regione e fuori regione – possano offrire il proprio contributo.
L’EMERSIONE DEL MOLISE (E DELL’ITALIA) MIGLIORE. L’offerta del “Made in
Molise”, lontana da rigide logiche “localiste”, vuole passare attraverso la
riqualificazione territoriale sia in termini di finalità comuni sia di
metodologia dei suoi diversi interpreti, oltre ad una rielaborazione
dell’immagine stessa della regione molisana e dei territori che presentano
analogie in termini di scarsa pratica nella “esternalizzazione” delle proprie
peculiarità.
L’offerta molisana che la manifestazione intende far emergere, senza violare
o “profanare” quella tendenza innata alla “conservazione” propria di un
territorio montano, mira alla condivisione di aspetti primari della storia e
della cultura di questo lembo d’Appennino. Ecco qualche esempio:
– promozione qualificata, anche attraverso docenti universitari ospiti in
convegni, delle principali e straordinarie testimonianze
storico-archeologiche del territorio molisano, purtroppo ancora sconosciute
ai più: dal sito preistorico di Isernia (area “La Pineta”), risalente a 730
mila anni fa, al teatro italico di Pietrabbondante (Isernia), il più alto del
nostro Paese; dalla più importante rete di tratturi millenari, solcata da
rinnovate transumanze, ai resti della città romana di Saepinum, che sorge
proprio lungo l’antico tratturo Pescasseroli-Candela, nell’attuale provincia
di Campobasso; dall’anfiteatro romano di Larino (cittadina che raccoglie
inoltre testimonianze di necropoli, terme, aree pubbliche ed abitazioni anche
pre-imperiali), ai resti della più grande basilica altomedievale (distrutta
dai Saraceni nell’881 d.C.), ubicati a San Vincenzo al Volturno, in provincia
di Isernia, nei pressi delle suggestive sorgenti dell’importante bacino
fluviale;
– valorizzazione delle produzioni agricole, per decenni vero e proprio
“ostaggio” di colonializzazione commerciale da parte di realtà economicamente
più progredite. E’ il caso dell’olio, per il quale il Molise ha ottenuto solo
recentemente e con non poche difficoltà una propria Dop (denominazione
d’origine protetta) regionale, ma soprattutto del tartufo: oggi il Molise,
finalmente consapevole di tale patrimonio, è il primo produttore di tartufo
bianco in Europa;
– salvaguardia delle antichissime espressioni artigianali: dalla millenaria
attività di costruzione di campane ad Agnone (Pontificia fonderia Marinelli
con annesso museo storico) fino alla produzione di lame lavorate a Frosolone,
attività che risale al medioevo, con la costruzione di armi;
– emersione della fiorente produzione intellettuale e culturale, specie del
periodo illuminista (da Vincenzo Cuoco a Giuseppe Maria Galanti);
– promozione delle aree che, per l’alto valore sul fronte della biodiversità,
sono certificate dall’Unesco (in provincia di Isernia, nel territorio di
Vastogirardi e di Pescolanciano, si trovano due Riserve Naturali Statali
unite, nel 1977, in un’unica riserva della biosfera rientrante nel progetto
dell’Unesco denominato “Man and Biosphere”. E’ una delle circa trecento
riserve esistenti al mondo, cinque in Italia.
Per informazioni: info@forchecaudine.it.
Lascia un commento