Gravi episodi di violenza ma anche umiliazioni e soprusi. Aggressioni fisiche e verbali tra giovani nelle scuole, nelle piazze, nei luoghi di ritrovo. Il cosiddetto fenomeno del bullismo è sempre più diffuso nel nostro Paese, come in altre nazioni, e può creare gravi disagi in chi lo subisce. Non si tratta solo di atteggiamenti provocatori o di derisione ma anche di vere e proprie aggressioni, intenzionali e ripetute nel tempo, che coinvolgono soprattutto i giovani tra i 7 e i 18 anni. Ci sono una serie di comportamenti che se ripetuti frequentemente possono essere identificati con il termine di bullismo soprattutto se chi li subisce non riesce a difendersi. Eccoli: ricevi insulti o minacce; ti spingono, ti danno calci e pugni, ti fanno cadere; ti danno dei soprannomi antipatici e ti prendono in giro; diffondono voci maligne su di te; ti offendono per la tua razza, per il tuo sesso o per la tua religione; fanno sorrisetti e risatine mentre stai passando; parlano in codice se sei presente; ricevi sms, e-mail e telefonate offensive; ti ignorano e ti voltano le spalle se ti avvicini; ti costringono a fare cose che non vuoi; ti rubano o nascondono i libri, la merenda, la paghetta o le altre tue cose. Per combattere il fenomeno e sensibilizzare le giovani generazioni molte Questure della Polizia di Stato hanno dato vita ad alcune iniziative tra cui opuscoli, brochure e consigli vari, che riportiamo nel nostro approfondimento.
Come è possibile difendersi di fronte alla violenza fisica, verbale e psicologica tra i banchi di scuola?
Prima di tutto – raccomanda la Polizia – “Non bisogna mai sottovalutare il problema”. Ed ecco le 10 regole da seguire. Ai ragazzi si raccomanda di non “offendere gli altri, soprattutto i più deboli, o nascondere ai genitori che qualcuno ti fa del male. E ancora, “dire bugie, trattare male un compagno che ti sta antipatico e approfittarsi dei compagni più deboli”. Ma soprattutto, al cospetto dei più prepotenti, è utile “confidarsi con i genitori; raccontare i comportamenti prepotenti, se ne sei vittima, se ne sei testimone o se ne vieni a conoscenza; difendere, se possibile, i compagni vittime di prepotenze; trattare tutti i compagni allo stesso modo; cercare l’aiuto degli insegnanti, del personale non docente, di altri compagni se qualcuno ti minaccia”. Un vero decalogo che non lascia scampo ai bulli. E per un non esitare a rivolgersi alle forze dell’ordine (112 e 113), al Telefono azzurro (19696) o all’Emergenza infanzia (114).
Alcuni consigli anche ai genitori. Mamme e papà “devono imparare a cogliere i segnali che i figli possono mandare o nascondere”: “trovare scuse per non andare a scuola o voler essere accompagnati o dormire male o bagnare il letto” rappresentano dei chiari campanelli d’allarme. Ma devono occuparsi anche di aumentare l’autostima dei figli e insegnare loro a “saper esprimere la propria rabbia in modo costruttivo e con maturità”. Ma a scuola sono gli insegnanti a dovere controllare che la situazione non degeneri.
“Una migliore attività di controllo durante la ricreazione e la mensa metterebbe al sicuro le potenziali vittime: sono questi i momenti in cui la maggior parte dei bulli agisce indisturbata”. Ma non basta. Anche l’istituzione di sportelli psico-pedagogici, incontri tra genitori e insegnanti o questionari ad hoc possono rappresentare un valido aiuto. Infine, chi scrive, consiglia di mettere in campo iniziatiev didattiche ad hoc per gli alunni e dei corsi di aggiornamento per insegnanti, con i tempi che corrono…
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