Arturo Giovannitti: la storia di un poeta del lavoro che combatté per i diritti degli italo americani
Ne parliamo con Norberto Lombardi, Direttore del Centro Studi sui Molisani nel Mondo
Arturo Giovannitti nacque nel 1884 a Ripabottoni, un piccolo centro del Molise, e morì a New York nel 1959. Una vita creativa ed intensa, Giovannitti lasciò l’Italia a soli 17 anni, che fu caratterizzata da una forte passione civile e sindacale. Dopo una breve esperienza in Canada come pastore di una confessione evangelica, Giovannitti si reco in Pennsylvania dove incontrò i minatori ed i lavoratori emigrati italiani. Successivamente, giunto a New York, cominciò ad assumere gli ideali del partito socialista italiano operante in America e del sindacato dei lavoratori Industrial Workers of the World. Nel 1912, ormai divenuto capo sindacalista, egli fu ingiustamente incolpato, insieme a Giuseppe Ector, dell’omicidio di Anna Lo Pezzi. Una emigrata italiana che perse la vita a Laurence durante gli scontri del 1912 connessi al grande sciopero generale di oltre 30.000 lavoratori. Un processo di grande risonanza – per l’accusa Giovannitti era uno dei mandanti del delitto – che fu seguito in tutto il mondo e si concluse con l’assoluzione degli accusati.
L’impegno di Giovannitti per i diritti civili e sindacali degli immigrati si esplicitò anche attraverso con un’intesa attività poetica, letteraria e giornalistica. Opere di impegno sociale, come ad esempio la poesia “The walker” (Il camminante) dove narra la sua esperienza nelle carceri statunitensi, in cui si riconoscono tanti emigrati. Di lui si ricordano, oltre agli anni passati ai vertici della Camera del Lavoro degli Stati Uniti, anche l’attivismo pacifista in occasione della prima guerra mondiale.
Per inquadrare meglio questa eclettica figura abbiamo rivolto alcune domande a Norberto Lombardi, Consigliere del Cgie e Direttore del Centro Studi sui Molisani nel Mondo. La struttura che, insieme alla biblioteca provinciale “Pasquale Albino”, ha organizzato a Campobasso, con il sostegno della Regione Molise ed il patrocinio dei Ministeri dei Beni Culturali e degli Italiani nel Mondo, il convegno dal titolo “Il bardo della libertà. Giornate internazionali di studi su Arturo Giovannitti”.
Giovannitti appare come un personaggio lontano dai classici modelli di letterato e poeta. Una specificità dell’uomo che è stata affrontata anche durante l’incontro di Campobasso. Ma in definitiva questo italo americano, così attivo nella dimensione sociale, riuscì a superare con la sua produzione artistica la mera dimensione del suo tempo?
Arturo Giovannitti fu poeta, drammaturgo, giornalista e polemista. Egli diresse “Il Proletario”, il quotidiano del partito socialista italiano degli Stati Uniti, ed altri periodici del tempo. Alla luce di questa sua intensa attività ci siamo dunque chiesti se Giovannitti fosse, rispetto alla produzione culturale degli italo americani dei primi trenta anni del ?900, un vero e proprio poeta, o un uomo di cultura capace di produrre solo opere legate al suo tempo. I relatori del convegno hanno dato risposta a questo quesito, riconoscendo a Giovannitti, così come già sta facendo la critica internazionale, una meritata e dignitosa collocazione nella tradizione culturale degli italo americani.
Oltre alle note biografiche sulla vita e la storia di Giovannitti, quali tematiche sono emerse dal convegno che ha riunito nel capoluogo molisano studiosi provenienti da varie parti del mondo?
L’incontro, oltre a valorizzare una figura così complessa come quella di Arturo Giovannitti – un uomo acculturato, inserito dialetticamente nella società statunitense e molto attivo sul fronte delle lotte sindacali – ha permesso di mettere a fuoco alcuni aspetti fondamentali dell’emigrazione molisana. Come ad esempio la tempistica delle partenze e dei rientri e le qualità sociali degli emigranti. Una diaspora, quella dei molisani nel mondo, che si concentrava negli Stati Uniti e soprattutto, come avveniva per gli altri migranti provenienti dalle varie regioni italiane, nelle aree minerarie dove si esercitavano lavori pesanti. Questo convegno ha inoltre permesso di approfondire l’ambiente storico che caratterizzò le lotte sociali degli emigrati. Un’analisi, realizzata con il contributo di importanti studiosi di livello mondiale come Rudolph Vecoli dell’Università di Minneapolis ed Emilio Franzina dell’Università di Verona, che ha fatto emergere un piccolo segmento della storia sociale degli Stati Uniti ed ha scavato in profondità le tensioni sindacali di quel periodo.
Dopo le giornate di studio di Campobasso che hanno dato spessore storico e profondità artistica a questo personaggio, vi sono ancora degli aspetti inesplorati della vita di Giovannitti?
Questo incontro ha aperto nuovi percorsi di studio. Indagini che saranno portate avanti anche con il contributo di David Giovannitti. Il nipote del poeta molisano che ha preso parte al convegno ed ha promesso al Centro Studi di Campobasso la vastissima documentazione del nonno in suo possesso, ricca anche di informazioni di natura personale. Testimonianze uniche che noi sistemeremo e rilanceremo con un ulteriore convegno, una mostra ed un catalogo e che a nostra volta metteremo a disposizione dei centri di ricerca americani, come ad esempio l’Università del Minnesota e il Brooklyn College di New York. Tutta la documentazione del dibattito andrà inoltre a formare un volume che speriamo di poter divulgare nel giro di alcuni mesi. Il convegno di Campobasso si è concluso con una visita a Ripabottoni, il paese natale di Giovannitti, dove, in uno scenario profondamente segnato dall’ultimo terremoto, sono state lette, ridando la parola a chi aveva lasciato nel 1901 quei luoghi, le liriche del poeta italoamericano.
(Goffredo Morgia Inform)
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